Giudizi della critica letteraria

"...ritengo che ogni cosa debba avere il suo contrario così tutto si apprezza di più . Un esempio é dato dalla felicità e dalla tristezza. Questi due stati d'animo non potrebbero esserci se manca uno di essi. Perché se noi vivessimo una vita di sola felicità, non ci accorgeremmo che é felicità, perché vivremmo in una noia completa; mentre con la tristezza possiamo goderci i momenti felici ed apprezzarli di più".
Veronica (Nicky)

Veronica ha tredici anni, ma riesce a scrivere una poesia come il quadro e il pittore che sarebbe piaciuta a Palazzeschi. Ha intuizioni
come "soffrire per l'amore degli altri" e definisce la vita: "...libro stupendo-quasi misterioso-molto indispensabile". In Veronica,dunque, c'é un poeta che si nutre della sua breve età, con le visioni e la maturità che sembrano venire da una vita già ampiamente vissuta. La sua nota dominante non é solo la grazia, ma anche la capacità di giudicare. La poesia compie di questi piccoli miracoli. Perciò va tenuta accanto da compagna prediletta, come fa Veronica, avendone intima letizia.


"...In quasi tutte le poesie di Veronica c'é un momento fulgente e sorprendente che viene definito in un verso o in una sola parola, con la semplicità e la grazia che soltanto i veri poeti hanno... Nei suoi versi Veronica Biancardi mostra e dimostra la sua qualità più bella: che é quella di saper miniare perfettamente un suo giovanile, fresco "Cantico"nel quale, così come lei, le creature sono felici di essere nella luminosità. Ed infatti "La luna é accesa - già da molto" e l'amico sole "illumina la strada di tutti-pure quella dei passerotti". E' uno stato d'animo che potremmo dir francescano, nel quale tutto (anche la foschia) deve essere e viene lodato. Così facendo la poesia di Veronica é un fiore che la notte non spengerà né gelerà d'inverno.



Queste poesie sono la "conclusione" dell'improvvisa avventura lirica di Veronica Biancardi. Per loro natura sono "inesperte", ma leggendole emozionano. E viene subito da pensare che sia il momento ultimo del suo destino a turbarci, a farcele apparire degli involontari presentimenti di una morte di cui era ignara. Hanno il tremito dell'irrimediabile, qualcosa di disperante e di infinitamente tenero che richiama alla memoria le poesie dei bambini ebrei scomparsi nei lager di Terezin. Ma una lettura più affettuosa ci fa percepire a un tratto una lucidità adulta, meglio ancora senza tempo. E questa visione tersa ci racconta di una ragazza appena adolescente che non sa di morire, ma che nelle profondità del suo pensiero ha un "inconscia consapevolezza" della fine. Un termine che rifiuta e accetta serenamente e che le fa affiorare una sensitività esaltante per le emozioni della natura, per le verità minuscole e cosmiche, per gli affetti che non possono morire, in un'illuminazione che ha la forza subitanea degli elementi allo stato nascente.
"Vorrei che la giornata di oggi/ non finisse mai/...E' così bella e gioiosa /che me ne andrei con lei.../Ma ormai é già sera, notte,buio./Non sono capace di fermare il tempo"



"...nella poesia di Veronica noi troviamo una saggezza che molti adulti vissuti e rivissuti non hanno e non avranno forse mai; la saggezza di saper aspettare; la saggezza di saper cogliere, anche nella piccola occasione quotidiana un germe di eternità; la saggezza di saper vedere, oltre il tramonto del giorno, un altro giorno; la saggezza di compatirsi; la saggezza di amarsi nonostante tutti gli odi che ci inquinano; la saggezza di voler vedere nell'altro, non un nemico, non un assente, ma un fratello...Veronica senza usare le colte perifrasi e le metafore dei poeti adulti, ci ha insegnato che il giro del sole é fatto proprio così, che sorge e tramonta e che l'infinita e straordinaria varietà della natura non é un caso, ma un elemento del miracolo in cui é inserita la nostra vita...



...i versi attestano una sicurezza stilistica rara anche in poeti più consumati. Eccezionale é anche la conoscenza di certi artifizi della tecnica poetica a cui si arriva, di solito, dopo lungo esercizio, e che Veronica conosce per pura intuizione, per innata inclinazione poetica. Si noti come é felice, in questi versi, la tecnica del contrasto: "...il sole incomincia a scaldare ...gli uccelli a cantare...la notte a non venire."
Oppure: "...non aveva casa...non aveva né padre né madre/nulla aveva/la vita aveva".Dove é possibile cogliere, anche, l'intuizione più autentica del valore immenso della vita, di cui lei, forse inconsciamente, si sente già privata.
Anche quando, da bambina quale é, Veronica si accosta al mondo dell'infanzia, con le sue favole, i personaggi tipici, le ingenue finzioni, lo fa con l'eleganza non comune che le suggerisce la sua capacità critica eccezionale. Qui descrive uno gnomo: "...era uno gnomo e portava sotto il braccio un sassolino di legno..." suggerisce insieme la misura fisica dello gnomo, e insieme dice la sua appartenenza al mondo fantastico.
Nell'ultima poesia del 3 aprile (giorno di Pasqua) pochi giorni prima della morte che si intitola: "Quello che va ritorna", oltre alla capacità espressiva e alla sapienza del contrasto, c'é una dimensione morale e filosofica d'eccezione.
Il tempo di Veronica non é quello scandito dagli orologi e dai calendari, ma é un frammento di eternità,una scheggia del divino che si fa poesia.
L'immane spreco di forze e di valori, che quotidianamente si perpetra ad opera di chi non ha consapevolezza del grande dono della vita, si trasforma, in questa bambina, che non sa di avere un tempo minuscolo davanti a sé, in una condensazione fortissima di intelligenza e di vitalità, in uno sforzo immane di sintesi e di utilizzo delle proprie possibilità .
Così la natura condensa, in una sola perla, l'immensa forza del mare, dispersa in infinite correnti.


Con gioia e con dolore leggevo e traducevo le poesie di Veronica. La traduzione per me é la lettura più profonda, é una creazione...tra i versi di Veronica non ci sono gioielli falsi. Ci sono le pure gocce di rugiada che riflettono come piccoli specchi i grandissimi quadri della vita...i versi di Veronica sono sempre piccoli racconti, secondo tutte le leggi del "genre" senza inizio, con il soggetto pressato in una minuscola situazione, che ci apre un'anima coraggiosa e grande, che continua sempre a cambiarci. Cambiarci con il sorriso. Il sorriso di Veronica.
ROMAN DUBROVIN (critico letterario ed interprete a Mosca)

...In Veronica c'é una saggezza antica racchiusa in brevi contenuti gnomici, che lasciano il lettore nello stesso tempo sbigottito e ammirato ("Un libro";"l'importanza del sapere"; "Non si torna indietro").
Una "filosofia" che si basa su alcune certezze: la vita,"variabile" come il tempo, é fatta di gioie e di dolori, ma occorre sempre essere ottimisti perché "domani andrà meglio". La vita é nello stesso tempo desiderata e temuta, poiché spesso costringe, come in un grande teatro, a recitare la parte dei cattivi, anziché quella dei buoni; a essere schiavi del progresso o della banalità quotidiana, per cui nessuno é se stesso; a non ascoltare la "voce della pace".
Ma quello che stupisce, e nello stesso tempo commuove,é la consapevolezza precoce del senso della vita ("Una storia") di ciò che veramente "conta" ("E' importante")."Conta" ridere, piangere,sognare; conta non prendersi troppo sul serio,"conta" accettare la nostra condizione di creature mortali; "conta"dare e ricevere amore. Una saggezza e una maturità che lasciano ammirati e confusi. E nello spazio concluso di una vita breve, ma pienamente vissuta,Veronica scopre il quia absurdum ("Futuro", "Scopo")...Grazie Veronica,poetessa bambina, di averci fatto sentire, con la tua grandezza, tanto piccoli e tanto poveri nella gioia di dare.
MARIA ROSA ACRI BORELLO (poetessa e collaboratrice Centro Studi Letteratura Giovanile Rivista "LG ARGOMENTI"  del Comune di Genova)