Un successo sorprendente

"...la vita é una sola, é l'unica cosa vera, importante da prendere sul serio, e non da viverla perché bisogna viverla. La vita é un impegno verso sé stessi e verso gli altri e non bisogna aspettarsi una ricompensa nell'aldilà perché la vita é bella.. perciò vi dico, viva la vita e viva il tempo che scorre, viva, viva, viva. Stringiamoci la mano sotto il ponte dell'arcobaleno e il sorriso del sole. Viva l'arte della vita!".
Veronica (Nicky)
Anche la stampa locale dà conto della "giovane poetessa di Parma scoperta da Bevilacqua" (Gazzetta di Parma, Parma Vecia, Resto del Carlino) e Veronica, sempre più sbalordita, chiede: "Ma chi legge le mie poesie?" e dopo una breve pausa: "Si, che persone sono?".

Il successo travolgente, che si é manifestato in un tempo così breve, non la cambia minimamente. E' una sensazione piacevole infatti constatare come cose e fatti eccezionali, sembrano per lei già scontati e che la fusione della sua notevole maturità e il candore dei suoi pochi anni, la facciano sentire in ogni circostanza "libera".

Intanto procedono alacremente i lavori per la realizzazione del secondo libro, ma in tutti c'é il timore che lei non faccia in tempo a vederlo. Controlla sempre tutto e si preoccupa che i suoi genitori non scoprano la poesia che ha dedicato loro. Approva tutto tranne la copertina. La sua richiesta é: "Desidero sulla copertina un grande sole, un sole radioso che metta allegria. Le mie poesie non sono tristi come sembra a voi."

La televisione locale intende mandare un giornalista ed alcuni operatori per intervistare "La giovane poetessa di Parma" e lei dice "Va bene", ma esprime il desiderio che l'intervista avvenga in classe tra i suoi compagni,  perché é il luogo a lei più caro. La sua ferma richiesta procura qualche problema  al personale docente e agli addetti ai lavori, ma é l'unico modo per ottenere l'intervista.

La sera che precede l'intervista Veronica é serena come tutte le altre. Riceve qualche telefonata di amici che vogliono essere rassicurati sulla presenza della televisione per non essere oggetto di scherzo. A chi, emozionato, le chiede come comportarsi davanti alle telecamere, Veronica consiglia di essere sé stesso e il più naturale possibile.

Arriva il giorno dell'intervista. Quando giunge a scuola ci sono già tutti: giornalista, operatori, amici e parenti. Raggiunge sorridente il suo banco e sistema i suoi libri: é pronta. L'intervistatore, molto giovane e quasi emozionato, raggiunge subito quella figurina così diversa da tutte che, con la sua gioiosa presenza e quel baschetto colorato portato con aria sbarazzina, invade e affascina.

Sorridente e disinvolta risponde alle domande e legge la poesia che "ha conquistato" il giornalista: "Domani andrà meglio". Nella circostanza vengono intervistati alcuni compagni ed infine anche la sua insegnante di lettere Rossana Dalla Bella, che fra le altre cose dirà "...c'é una freschezza ed una genuinità notevolissime nelle sue poesie, poi in tutte una ricerca direi, ed é questa una cosa che sorprende in una ragazza della sua età, la ricerca dell'assoluto nelle cose."

Il lunedì seguente Veronica va a scuola normalmente e svolge un tema di fantasia che intitola: "Pensieri, opinioni e giuggiole..." Dove  sviluppa tre motivi fondamentali della sua esistenza: la natura, l'amore e, in particolare, la vita. "...in fondo é bella la vita, ci sarà più dolore e meno felicità, però i momenti di felicità sono grandi, insomma c'é un certo equilibrio...".

Finalmente arriva il giorno della presentazione del suo libro. Quella mattina scrive nel diario: "Oggi 26 marzo é un incantevole giorno di primavera. Gli uccelli cantano, i fiori ti sorridono, la felicità ti rincuora l'anima. I fiori sono particolarmente belli ed illuminati dalle occhiate del sole. Stamane é giorno di gioia, di sorrisi e di vita. Indossiamo i colori della primavera e camminiamo per le vie dell'arcobaleno. Oggi é giorno da non sprecare. Un pò di fantasia e spicchiamo il volo nell'irrealtà".

 Alla presentazione partecipa molta gente, più del previsto, tanti non riescono ad entrare nella  sala e si accontentano di stare in piedi nella libreria, o addirittura nella via. 

Ci sono tanti fiori e tanti regali, ma soprattutto tanti amici e compagni di scuola oltre, naturalmente, i parenti. In sala il sindaco con la moglie, ed alcune personalità. E' presente la televisione, ci sono fotografi e giornalisti.

E' un momento di grande commozione generale, c'é chi crede che la festa sia voluta anche perché Veronica é guarita. Con molta partecipazione, Giuseppe Marchetti, critico letterario della Gazzetta di Parma, presenta il libro con parole che manterranno intatto, il loro valore alla prova del tempo.

Finita la presentazione una sorridente e raggiante Veronica vive il suo momento di autentico tripudio. Posa per le tante fotografie di rito, firma i suoi libri, scrive dediche, ascolta sorridente le congratulazioni fra le quali quelle del Sindaco, sempre circondata dai suoi parenti e amici.

Nei giorni che seguono la presentazione, il telefono squilla in continuazione, sono persone entusiaste, spesso sconosciute, che vogliono parlare con lei.
Riceve lettere da ogni parte, intere scolaresche la informano delle iniziative che le sue poesie hanno suscitato, persone adulte le chiedono un giudizio sui loro componimenti. Sorprende anche il modo ingegnoso come  l'indirizzo di Veronica venga ottenuto. C'é persino chi si rivolge al Sindaco della città per contattarla, o per far recapitare le proprie lettere.

La sorpresa per il grande interesse che le viene dimostrato, suscita in lei una divertente reazione e scrive :" E' uno scherzo" "...il mondo é uno scherzo/la vita é uno scherzo/tutto é uno scherzo./Anche quello che sto dicendo/é uno scherzo./

Quando Veronica va in giro parecchie persone la riconoscono, in autobus, nei negozi, viene additata per la strada e riconosciuta per via di quel baschetto che ormai fa parte del suo personaggio. Persino in un piccolo ristorante nelle montagne reggiane, conservano il giornale, che pubblica le sue foto con le sue poesie.

Veronica continua instancabile a fare progetti, a parlare del suo futuro e delle cose che l'attendono. Ad ogni piccola tregua della malattia, si ravviva, sorride a tutti ed é difficile tenere dietro al suo tenace ritmo. Al di fuori dei suoi genitori e dei parenti stretti nessuno sa, e neppure riesce a sospettare, che Veronica abbia davanti a sé i giorni contati. E' sempre forte, lucida e attiva e persino i suoi genitori cercano di illudersi che la tremenda diagnosi dei medici non sia vera, che un miracolo o una nuova scoperta possa salvare la propria figlia.

Talvolta lei sembra captare pensieri, sensazioni e presentimenti del suo destino. I momenti dolorosi e drammatici che vivono i suoi genitori, vengono da lei notati, assorbiti, senza parlare. Osserva tutto silenziosa e seria col suo sguardo profondo, non vuole che i genitori abbiano da soffrire per lei.

Scrive il 27 marzo "E' importante" ...quello che conta/ nella vita/non é saperla apprezzare./Quello che conta/é saper accogliere/il momento/ in cui finisce./ Un presagio.

Il giorno seguente inizia una piccola fase di alcuni giorni di tregua. Sta abbastanza bene, va a scuola, si reca a fare compere e, oltre a cose d'abbigliamento, acquista un registratore simile a quello del giornalista che l'ha intervistata per il settimanale "Gente".

S'intuisce del sereno momento che sta vivendo da quello che scrive sul diario: "Stamattina, 28 marzo, gli uccellini mi hanno detto che il tempo era incerto ma felice, cosa avranno voluto dirmi?".

Lo stesso giorno scrive "Ritornerà", "L'uomo" e "Ricorda il tuo presente".

Intanto la sua notorietà continua a crescere. Anche la rubrica radiofonica RADIODUE 3131 chiede di intervistarla, per poterle dedicare un'intera trasmissione da mandare in onda il lunedì di Pasqua.  Veronica parla, sorprendendo con la sua spontaneità e naturalezza lo stesso presentatore in studio Ivano Balduini.
 
Durante il tempo della lunga intervista, Veronica non fa alcun cenno alla sua malattia, neppure quando le viene chiesto se la sua vita le ha riservato brutti momenti. Risponde che solo il non poter comunicare sino in fondo coi suoi compagni é il suo cruccio maggiore.
Frequenta la scuola, il che é una delle cose che la rende molto felice. Scrive nel suo diario: "Oggi, 30 marzo mattino. La stagione sembra preoccupata, gli uccellini non rallegrano il tempo che passa e le persone sono intente solo a capire che stagione farà. Io osservo il mondo dalla mia finestra: lo vedo triste, ma nel mio cuore é sceso il sole, nel mio cuore la felicità lo sta cambiando".

E la sera stessa, dopo aver soddisfatto tanti impegni e cenato nel suo ristorantino preferito, scrive: "Volevo dipingere la giornata di oggi" -...oggi non dovrebbe passare/oggi é una giornata da ricordare/oggi si vive/ma ormai é già sera/notte, buio/non sono capace di fermare il tempo./

Deve ancora recarsi all'ospedale per le cure intense che sta facendo, ma si riprende e può tornare a casa. I suoi genitori hanno già contattato un medico di Milano per la terapia del dolore, per essere pronti nel momento in cui la malattia produrrà i suoi inesorabili effetti.

Si sta avvicinando Pasqua, anche la scuola si chiude per qualche giorno e Veronica, tra un intervallo di cure e l'altro, programma questa festa primaverile. Prepara i suoi regalini, piccole cose che fa con le sue mani, cartoncini dipinti, decorazioni. Per le sue creazioni usa di tutto: persino le capsule delle medicine che deve prendere, diventano una soluzione perfetta per dare gli occhi ai tanti pulcini, realizzati con lana gialla, che attorniano la loro chioccia bianca.

Arriva il 3 aprile giorno di Pasqua. Una giornata stupenda.  Veronica sta abbastanza bene. A tavola con i suoi genitori parla serena di tutto quello che le sta a cuore, della scuola, che spera di frequentare senza interruzioni, per poter sostenere l'esame di terza media e quindi il prossimo anno iscriversi al liceo classico; del suo secondo libro e delle sue amicizie. Nel pomeriggio va in giro nella sua campagna a godersi la primavera nel suo splendore.

Lo stesso giorno scrive di getto, senza correzioni: "Quello che va ritorna", una sorta di inconsapevole testamento da cui trapela tutta la sua forza interiore sempre pronta a guardare "oltre" ogni difficoltà.

Dopo qualche giorno scrive ancora nel suo diario: " Siamo già giunti in aprile e la primavera comincia a mostrare i suoi abiti più belli. Oggi, 7 aprile, é da poco passata la Pasqua, la quale non ha reso nessuno più buono o cattivo. E' da qualche giorno che la gente sta vivendo le giornate ovviamente, senza ringraziare la stagione e la natura, che sono le uniche cose sempre pronte a darci speranza".

Intanto procedono alacremente i lavori per il secondo libro. Veronica é soddisfatta perché la copertina del libro presenta un sole così come lo vuole, e le poesie hanno trovato una indovinata interpretazione nei lavori delle due grafiche, Fabrizia Monticelli e Angela Bornia, che già avevano illustrato il primo libro.

Continua a scrivere, é del 9 aprile la poesia "Il futuro". Va a scuola ogni giorno, conduce una vita normalissima, anche se lo "spettro" della sua malattia continua ad aleggiare.

Occorre, purtroppo, rientrare in ospedale per le solite cure e controlli. I medici vogliono trattenerla, ma non insistono perché lei chiede di tornare a casa sua, anche per un solo pomeriggio, anche per una sola notte.

La primavera sembra più scintillante e piena delle altre già vissute, così Veronica la vede e la descrive ancora una volta sul diario: "Sono d'accordo che, come per tutti, la primavera sia la stagione più bella. Non le manca nulla: ha le giornate colorate e profumate dai fiori, é adornata da mille farfalle e voli d'uccello é delicata nel porgerti giorni tristi. La primavera é proprio bella, é ispiratrice e poetica, la sua briosa giovinezza fa fremere le gemme e la forsizia e pullulare i polverosi biancospini. Tutto questo é molto bello, ma il pensiero non può soffermarsi su tutte queste fantasticherie".

Lunedi 18 aprile é costretta ad un nuovo ricovero d'urgenza. Si tenta una terapia delle più forti, che in qualche caso ha dato esito positivo, così Veronica e i genitori si aggrappano a questo filo di speranza. Viene a trovarla la zia Anna, sempre carica di pacchettini festosi. Tra questi Veronica trova con gioia  un oggetto molto significativo per lei: un presepe racchiuso in una minuscola grotta di ametista. Un regalo fuori stagione  che stranamente aveva chiesto alla zia presentendo, senza rendersene conto, che non avrebbe visto il prossimo Natale, la festa a lei più cara.

Nonostante momenti di stanchezza, dovuti alle forti cure, Veronica fa le cose di sempre, parla con i genitori che non la lasciano un attimo, riceve con gioia i parenti, s'informa dai medici e  non accetta di restare confinata nella camera, cammina a lungo per il corridoio e sorride ai suoi compagni di malattia.
Giovedì 21 torna a farle visita la zia Anna, felice di poterle comunicare che il nuovo libro é in stampa, fra due giorni glielo potrà consegnare, pertanto altri suoi pensieri potranno raggiungere chissà quanti cuori.
Veronica rivolge alla zia una richiesta:" Ti prego non li portare in ospedale. Prepara due copie, una per il papà, l'altra per la mamma, avvolte in carta da regalo e nastri arcobaleno. Le darai tu a loro".

Veronica é contenta e anche gratificata di tutto, ma i suoi pensieri sono già rivolti ad altre cose da ultimare, a nuovi progetti da iniziare. Quello che é compiuto ormai non la interessa più. Trascorre un altro giorno il 22 aprile, dalla finestra si vedono le cime degli alberi animate dall'andirivieni degli uccelli  che preparano i loro nidi, in camera ci sono due vasi di fiori rossi sull'armadietto, libri e giornalini un po' dovunque, un piccolo Snoopy sul cuscino e tutt'intorno le cose colorate e gioiose dei suoi tredici anni. 

Sul letto una rivista appena uscita, che la ritrae sorridente tra i genitori mentre dà la mano al sindaco di Parma, sopra un augurante titolo: "CON UN SORRISO CAMBIA IL MONDO. LEI PUO'".

La sera della stesso giorno, dopo un'ultima visita dell'equipe medica, Veronica si prepara a trascorrere la notte con i suoi genitori verso i quali fino all'ultimo esprime atti d'amore. Alla mamma che l'aiuta a scendere dal letto e chiede al papà, di sostenere la fleboclisi, dice: "Cerchiamo di fare da sole, lasciamo riposare il papi che é stanco".

E' ancora notte, Veronica cammina con mamma e papà lungo il corridoio. E' sofferente e respira con un po' d'affanno, ma sorride perché può constatare di essere ancora autosufficiente.

Chiede poi di andar a riposarsi e si corica dolcemente, fissa lo sguardo in quello dei suoi genitori e dice: "Sono stanca" e con queste due parole lascia comprendere che non ha più la forza di continuare a lottare per difendere la sua vita. Finisce così un sogno, per i genitori durato tredici anni, quello della breve e straordinaria vita della loro unica figlia.  E'  l'alba di sabato 23 aprile 1983.